VULCANELLI

I vulcanelli di Terrapelata
L’area di Terrapelata, per le sue caratteristiche naturalistiche,per la presenza di vulcanetti eruttanti fango e gas, per la particolare fauna e la vegetazione  unica, è stata meta di curiosità scientifica e di esplorazione fin dai tempi  dei primi cartografi arabi che ne segnalarono la presenza e coniarono il toponimo(maqlub = terra rivoltata )
Fin dall’ottocento naturalisti e geologi segnalarono il sito e ne descrissero il fenomeno e le sue attività parossistiche. Nonostante ciò dal dopoguerra ad oggi l’area è stata oggetto di edificazione.
Qualsiasi tentativo di antropizzare l’area, ignorando le sue peculiarità naturali, è stato vano ed ha prodotto solo sperpero di risorse ( dalla costruzione di un campo scuola di atletica totalmente distrutto da frane ,smottamenti ed eruzioni fangose fino ad arrivare ad un temporaneo- si fa per dire – Presepe di incredibile bruttura).
E dire che di località similari in Italia se ne contano solo tre (Le salse di Nirano sull’appennino dell’Emilia Romagna, la riserva naturale delle macalube di Aragona prov di Agrigento ed, appunto, le maccalube di Terrapelata.
L’undici agosto 2008 un acuto sibilo ed un boato,seguito da una fontana di fango alta  alcune decine di metri,  portano le maccalube di Terrapelata alla ribalta della cronaca nazionale.
L’evento parossistico scatena il panico tra gli abitanti del villaggio, molte case appaiono lesionate, si procede allo sgombero di molte famiglie e la protezione civile procede al monitoraggio in tutta l’area che risulta interessata anche da movimenti franosi. E’ notizia di questi giorni che la stessa Protezione Civile Nazionale, pur riconoscendo l’eccezionalità
dell’evento, ritiene che i danni causati dallo stesso vadano a carico della Regione ( Forse perché non si doveva costruire in quella zona ne consentire sanatorie edilizie e deroghe ?), Quel che ora  rimane è un’area assai degradata ma con caratteristiche uniche che possono ancora farne un richiamo turistico ed una fonte di occupazione e sviluppo.
Basta risanare e farne una riserva naturalistica.

Segue un servizio fotografico da cui si evince la bellezza del luogo, la portata dell’eruzione dell’undici Agosto scorso  ed il degrado del sito   

ENZO CARLINO