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.... RUBRICA CURATA DA NADIA SALVAGGIO"...

 

 

EDITORIALE

LA  NOSTRA PRESENZA


Serve a dare voce, a chi  non ha voce.
 La nostra non è una panacea dell’informazione,
 ma una goccia, che insieme ad altre gocce,
che si uniranno, formeranno il mare oceano della cultura
per la cultura. Il nostro programma non ha
la distinzione di razze, di pensiero, di religione.
 Ma serve a coagulare  l’insieme di forze che daranno
 vita ad un vivere civile migliore, dialogando con gli altri,
 per conoscerci meglio e dare il meglio di noi stessi.
 Il titolo del giornale “SICILNEWS” E’ UN TITOLO
 CHE UNISCE IL PASSATO AL PRESENTE
ED IL PRESENTE E’ LA PROIEZIONE
VERSO IL FUTURO.
IL NOSTRO FUTURO, PER ESSERE MIGLIORE,
OCCORRE CONFRONTARCI CON GLI ALTRI
E NEGLI ALTRI, PER TROVARE NOI STESSI.,
 ED E’ LA FINE DI QUEL MOTTO SUSSURRATO
 TRA I DENTI STRETTI DEI NOSTRI EMIGRATI:
 ” SONO SICILIANO  E’ VENDO LA MIA VITA
PER UN PEZZO DI PANE”
 abbia fine per i nostri figli e per i figli
degli altri popoli in quanto siciliani
 nell’emigrazione.

Nadia Salvaggio

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LA CINA E’ VICINA

 

Era questo il titolo di un film di contestazione del 1967 del regista Marco Belloccio. A quell’epoca della Cina si conosceva unicamente

il faccione bonario di Mao Tse Tung

e l’omonimo “Libretto di citazioni” delle Guardie Rosse.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e bisogna riconoscere che la Repubblica Popolare Cinese ha compiuto passi

da gigante in tutti i campi. Ha messo in orbita terrestre satelliti con astronauti a bordo e tutti siamo rimasti colpiti dalle

spettacolari Olimpiadi di Pechino del 2008 e dallo sfarzo della recentissima Esposizione Mondiale di Shangai.
Ma è soprattutto in campo economico che la RPC ha posto in essere uno sviluppo sorprendente che da quasi un

ventennio conosce un PIL a due cifre, frutto sicuramente del concorso di vari fattori che vede in prima linea

il rinnovo della classe politica dirigente la quale ha deciso di aprire l’enorme paese ai mercati esteri consentendo,

se non in linea di principio ma nei fatti, l’avvio di un pragmatico e sostanziale capitalismo.
Occorre, comunque, precisare che il benessere  e i capitali non sono diffusi presso tutta

la popolazione e le varie categorie di lavoratori, ma sono concentrati nelle mani d

i un 15/20% di persone, una vera e propria oligarchia quasi sempre coincidente

con la classe politica dirigente espressione del Partito Comunista Cinese.
Un aspetto del boom economico  cinese, che tutti ben conosciamo, è l’enorme

esportazione di prodotti a basso prezzo che hanno fatto e continuano a fare

una spietata concorrenza alle nostre industrie e alle nostre merci. .

Tantissime grandi imprese italiane (ma anche europee e americane)

hanno deciso di delocalizzare le loro produzioni trasferendole nel grande paese

asiatico o importando dallo stesso i prodotti semilavorati per poi completarli in Itali

a. Una infinità di piccole e medie imprese italiane (ma anche europee e statunitensi)

sono state costrette a chiudere i battenti licenziando decine di migliaia di lavoratori.
Ma perché i prodotti cinesi sono così a buon mercato?
Essenzialmente per due motivi. Primo perché, non esistendo sindacati liberi

che possano tutelarli, i lavoratori cinesi sono costretti a orari di lavoro massacranti

con paghe pressoché di pura sopravvivenza. Esistono poi i cosiddetti “LAOGAI”

veri e propri campi di concentramento dove milioni  (forse 5 o 6 o di più) di prigionieri

vengono sistematicamente e brutalmente sfruttati e costretti ai lavori forzati.

Tantissimo lavoro, tantissimi manufatti a costo quasi zero!
Secondo motivo lo yuan, la moneta cinese, che viene tenuto artificiosamente basso.

Gli economisti stimano che esso sia sottovalutato del 25/40%.
Ci troviamo quindi in una situazione ormai non più sostenibile dove un paese

formalmente antidemocratico, il quale viola sistematicamente i diritti umani

(basti pensare alla pena di morte, agli aborti forzati, alle persecuzioni religiose, ecc.),

ha svolto e continua  a svolgere una concorrenza apertamente sleale 

verso tutti i paesi occidentali i quali, inspiegabilmente, si dimostrano inert

i. La situazione diventa poi davvero paradossale se si pensa che la RPC mediante

le esportazioni commerciali ha accumulato enormi riserve valutari

e (si parla di 2.500 miliardi di dollari)  che utilizza per comprare titoli del debito

pubblico statunitense (i cosiddetti Bonds), ossia presta agli americani i soldi per comprare merci “made in China”.
Perché nessuno reagisce? Perché tutti gli stati occidentali subiscono passivamente? A chi giova tutto ciò?
La risposta è una sola ed è inequivocabile: il commercio con la Cina, senza alcuna regolamentazione,

fa arricchire unicamente le grosse e grasse multinazionali e il regime totalitario comunista cinese.
E’ proprio vero la Cina è vicina, anzi, l’alito del Dragone è sempre più pesante!

 

Salvatore La Valle       

 

 

MA GLI ITALIANI, SONO FURBI O FESSI?

 

            Uno dei referendum del 12 e 13 giugno ha sancito con una schiacciante maggioranza (95%) che in Italia non si dovranno costruire centrali nucleari per la produzione di energia elettrica. Le centrali atomiche, infatti, sono potenzialmente pericolose e, in caso di incidente o malfunzionamento, potrebbero provocare molte vittime.
            Poco importa che in tutto il mondo siano in atto in funzione ben 442 centrali nucleari in 30 stati e che altre 65 siano in costruzione in 16 paesi  tra cui l’Ucraina dove accadde il disastro di Cernobyl (1986).
            Ma noi italiani vogliamo stare tranquilli  e quindi preferiamo che siano gli altri a produrre l’energia elettrica di cui abbiamo bisogno. Noi italiani molto più semplicemente la acquistiamo. Compriamo il gas dall’Algeria e dalla Federazione Russa, il petrolio dagli Stati Arabi, ecc.
            Poco importa che negli inverni passati abbiamo rischiato il black-out a causa dei dissidi tra russi e ucraini, poco importa che recentemente sono venuti meno il petrolio e il gas libici, poco importa l’instabilità politica di tutto il mondo arabo. Vuol dire che ci rivolgeremo ad altri produttori, del resto ce lo possiamo permettere. Cosa volete che siano 63 miliardi di euro all’anno di bolletta energetica!   
            Le centrali nucleari sono pericolose perché dopo decenni di utilizzo creano il problema delle scorie. Le raffinerie di petrolio e le centrali elettriche a petrolio o carbone, invece, non hanno il problema delle scorie poiché queste vengono scaricate direttamente in mare o nell’aria creando  inquinamento ambientale e polveri sottili che provocano un incremento esponenziale dei disturbi respiratori e dei tumori. Pazienza, vuol dire che nelle grandi metropoli come Torino, Milano, Roma, Palermo e altre città minori si andrà a piedi o in bicicletta per qualche mese all’anno.
            Le centrali nucleari sono pericolose perché in caso di incidente potrebbero esserci parecchie vittime. In Italia, a seguito di incidenti stradali, ogni anno muoiono 4.000 persone e ci sono 300 mila feriti, specialmente tra i giovani di età compresa tra i 20 e i  24 anni. Nel mondo queste cifre salgono rispettivamente a oltre 1,3 milioni di morti e di 50 milioni di feriti. Si tratta di cifre apocalittiche, concrete e reali e non solo di rischi possibili. Come mai nessuno indìce un referendum per bandire per sempre l’uso delle automobili e dei camion?
            L’11 settembre 2001 a New York, a seguito di un attacco terroristico, crollarono le Twin Towers provocando quasi 3 mila morti. Come mai nessuno indìce un referendum per vietare per sempre la costruzione di edifici elevati consentendo soltanto edifici ad un piano? Cadendo da quest’altezza uno rischia di rompersi al massimo una gamba!
            Gli italiani mettono al mondo al massimo un figlio a coppia e lo fanno in età sempre più avanzata; così facendo si godono la libertà il più possibile e non si rovinano la linea. Gli altri popoli di figli ne fanno due, tre, quattro o più, e pazienza se non possono garantire ai loro bambini montagne di giocattoli, abitini e scarpette di marca o zainetti griffati.
            Gli italiani disdegnano i lavori umili o manuali. Che siano gli altri, gli immigrati del 3° o del 4° mondo a farli, noi siamo destinati soltanto ai lavori dirigenziali, col computer, dietro una scrivania.
            Noi italiani siamo gente buona e, soprattutto, accogliente. Che vengano pure gli emigranti da tutto il mondo, e pazienza se poi ce li ritroviamo a tutti gli angoli col berretto in mano a chiederci l’elemosina; lasciamo che i cinesi vendano tranquillamente i loro prodotti contraffatti, e pazienza se le nostre fabbriche si trasferiscono all’estero e se i nostri lavoratori vengono licenziati!
            Noi italiani siamo un grande popolo. Magari tra 20 o 30 anni saremo estinti ma lasceremo un grande ricordo nella storia.
            Ma gli italiani, sono furbi o fessi?

Salvo La Valle,        

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LA GUERRA DEL XXI SECOLO

            Recentissime fonti giornalistiche hanno diffuso la notizia che almeno 30 mila giovani laureati in informatica sono stati arruolati nell’esercito cinese con il compito specifico di inserirsi nei sistemi informatici di Google, Apple, Facebook e Twitter, nei siti delle grandi multinazionali  come Lockeed e Coca Cola, nonché nei siti dei grandi giornali come New York Times e Wall Street Jurnal, al fine di carpire informazioni riservate o segreti industriali o militari. Anche l’Italia, oltre ad essere un mercato di conquista, nel 2011 ha subito un attacco di hacker cinesi che ha violato la rete delle nostre Università e della Ricerca (GARR).
            Questi “cyber combattenti” sono stati inseriti in una rete di hacker civili composta, secondo l’FBI, da non meno di 150 mila unità. Questo vero e proprio esercito opera in 27 uffici diversi ubicati in 13 città della Cina, con la sede centrale sita nelle vicinanze di Pechino. In tale sede è insediato il terzo Dipartimento dell’Armata Popolare di Liberazione che ha alle proprie dipendenze 130 mila addetti, i quali conoscono almeno una lingua straniera e sono in grado di criptare e decrittare qualsiasi tipo di comunicazione. Il Dipartimento è suddiviso in varie Unità ognuna delle quali segue una certa nazione o un’area geografica. Al comando di questa mega struttura vi è un generale che viene definito il “Dragone digitale”.
            Si può facilmente immaginare l’efficienza e l’efficacia di un simile apparato spionistico. Il Presidente Barack Obama è convinto che oggi il “Dragone digitale” sia la minaccia più grave alla sicurezza degli USA  più ancora del terrorismo di Al Qaeda. Per questo motivo ha firmato una direttiva segreta che autorizza il comandante dell’U.S. Cyber Command ad “attuare tutte le misure preventive” necessarie per neutralizzare quei nemici che rubano segreti commerciali e militari con un semplice clic.
            Ma, sicuramente, l’arma più potente di cui dispone la Cina contemporanea, oltre alla sua immensa popolazione, è la sua enorme disponibilità di mezzi finanziari. Secondo le più recenti stime dovrebbe detenere riserve auree e valutarie per un ammontare di 3.200 miliardi di $, e possedere una quantità rilevante di bonds americani. Con una tale potenza finanziaria la Cina potrebbe influenzare, o meglio, far crollare le economie di tanti paesi occidentali.
            Ma come e quando ha avuto inizio tutto questo? Fu nel 1996 che venne completato un lavoro segreto da parte di due colonnelli dell’Aeronautica militare cinese dal titolo estremamente significativo: “Guerra senza limiti. L’arte della guerra asimmetrica fra terrorismo e globalizzazione”. La sua diffusione era ovviamente riservata alle alte gerarchie militari cinesi ma, grazie ad una talpa, la pubblicazione finì nelle mani della CIA e successivamente, nel 1999, diffusa negli Stati Uniti.
            L’attacco terroristico alle Torri Gemelle del settembre 2001 ha dimostrato definitivamente a tutto il mondo come ormai non esistono più confini alle azioni violente e neanche limiti ai mezzi che si possono usare per colpire il nemico. La guerra di oggi si può effettuare utilizzando attacchi informatici che blocchino i centri decisionali della politica o quelli dei comandi militari, oppure con attacchi finanziari che provochino il crollo contemporaneo delle borse dei paesi coinvolti, oppure con attacchi mass mediali per screditare un leader, oppure con omicidi mirati di scienziati coinvolti in ricerche strategiche, oppure ricorrendo alla biologia, o all’alterazione del clima e chissà quali altre diavolerie il cervello umano è in grado di pensare e di realizzare.
            Ma per avere una visione più completa e realistica bisogna andare ancora più indietro nel tempo. Nel 1957, nel suo intervento alla conferenza dei partiti comunisti a Mosca, Mao Tse Tung spiegò: “Strategicamente prendere un pasto non ci fa paura: possiamo farcela, praticamente mangiamo boccone per boccone; ci sarebbe impossibile inghiottire tutto il pasto in una volta. E’ quello che si chiama la soluzione uno per uno. E in termini militari questo si chiama sconfiggere il nemico unità per unità.”
Più oltre scriverà: “La guerra è la politica. E’ essa stessa un atto politico”. E i cinesi non hanno mai rinnegato il loro primo Presidente.
            Come si vede la guerra del XXI secolo è già cominciata e ha dei protagonisti e dei connotati ben precisi. Sarebbe interessante conoscere se e quali contromisure i nostri Servizi di Sicurezza hanno in mente di adottare.

Salvo La Valle                                                           

 

Detrazioni per installazione pannelli solari

UNA NAZIONE A PIEDI

 

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            Quest’anno la tradizionale parata militare del due giugno, Festa della Repubblica, si è svolta in tono minore sia per la contingenza del terremoto in Emilia Romagna sia per le arcinote limitazioni nel bilancio nazionale. Niente cavalli, niente sistemi d’arma, niente automezzi e neppure le mitiche Frecce Tricolori. Tutti i partecipanti, anche gli emblematici Corazzieri, hanno sfilato a piedi. Così abbiamo risparmiato qualche migliaio di euro.
            Ma c’è stato qualcuno che avrebbe voluto sopprimere del tutto questa celebrazione  così avremmo risparmiato di più. Ora secondo me, dato che in questa Festa ci riconosciamo un po’ tutti gli italiani, sarebbe stato come abolire il compleanno di ciascuno di noi. E’ notorio che stiamo attraversando una brutta recessione economica e che dobbiamo limitare le spese, ma perché non cominciamo riducendo drasticamente gli arcinoti super costi della politica a tutti i livelli?
            Chiediamoci e chiediamo alla nostra classe politica nazionale quanto ci costa restare in questa Europa che non difende né i  nostri confini, né i nostri interessi economici, né la nostra religione, e che anzi fa entrare liberamente i prodotti agricoli nord africani a scapito di quelli siciliani. (Non è dato sapere con precisione ma sicuramente parecchio).
            Chiediamoci e chiediamo ai nostri rappresentanti politici quanto ci costa questa Regione Siciliana a “Statuto speciale” incapace di tutelare gli interessi dell’isola e di assicurare servizi sociali decenti. (In questo caso abbiamo un balletto di cifre discordanti).
            Chiediamoci e chiediamo ai nostri rappresentanti locali  quanto ci costano i Comuni incapaci di gestire i servizi più elementari come la gestione dell’acqua e della nettezza urbana. (Come prima).
            Chiediamoci e chiediamo a chi ci governa quanto ci costa l’elefantiaco apparato messo su per accogliere la marea di immigrati clandestini provenienti ormai da tutto il continente africano (elicotteri, navi, forze dell’ordine, personale sanitario, centri di accoglienza, ecc.). (Si stima una spesa annua di numerosi centinaia di milioni di euro).
            Chiediamoci e chiediamo allo Stato quanto ci costa l’assistenza sanitaria che viene assicurata a tutti i cinque o sei o sette milioni (nessuno lo sa con esattezza) di stranieri che vivono o sopravvivono sul territorio italiano. (Anche in questo caso si parla di centinaia di milioni all’anno).
            Chiediamoci e chiediamo a chi ci amministra quanto ci costa annualmente la salatissima bolletta energetica che paghiamo  ai paesi arabi e alla Russia per non voler costruire due o tre centrali nucleari e neanche due o tre rigassificatori. (Tanto per avere l’idea la bolletta energetica del 2011 è stata di 63 miliardi di euro!).
            I cittadini hanno tutto il diritto di sapere come, dove e perché vengono spese tutte le infinite tasse, imposte e balzelli vari che pagano nella misura immorale del 45% e oltre dei propri redditi. Ma gli italiani ormai sono sfiduciati e non sanno proprio a che santo votarsi. Sarà per questo che danno il voto ad un comico come Beppe Grillo e scelgono come loro “opinion leader” Benigni e Celentano.
            Gli italiani sono indignati, e giustamente, ma forse farebbero bene a fare un po’ di autocritica e ad affidarsi, per risolvere i loro  complessi problemi, a persone competenti e soprattutto serie anziché a comici e cantanti.
            In ogni caso bisogna essere ottimisti e pensare positivo: in fin dei conti camminare a piedi fa bene alla salute!

 

Salvo La Valle           

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A proposito di: DONNE

 

            Le femministe sostengono che le donne sono superiori agli uomini. E, in effetti, le donne riescono a fare una cosa che nessun uomo è mai riuscito a fare: i figli. Riuscire a trasformare due semplici, microscopiche cellule in un essere umano che nel tempo diventerà un uomo, magari uno statista o forse uno scienziato o un genio, è sicuramente una cosa eccezionale, una capacità positiva che ha qualcosa di miracoloso se non addirittura di divino. Tutti abbiamo visto le foto di una madre felice con il suo neonato dopo una lunga gestazione o magari dopo un parto travagliato. Quella felicità estatica è l’espressione più completa e superiore della femminilità. Un seno mostrato non per vanità, non sbattuto in faccia ai maschi per fini libidinosi o di seduzione, ma che finalmente si riappropria della sua meravigliosa funzione primigenia di nutrire la prole. La capacità che hanno le donne di procreare implica da parte nostra, ossia degli uomini, un debito di riconoscenza e di gratitudine senza limiti nei loro confronti.
 
Ma il ruolo delle donne non finisce qui. Esso continua con l’allevamento e con l’educazione dei figli fino all’età adulta. E’ questo un compito non importante ma fondamentale non solo per la famiglia ma per la società tutta. Dall’educazione impartita dipenderà infatti la formazione dei futuri uomini, da essa dipenderà se un giorno avremo uomini virili o “bamboccioni”,  uomini decisi e forti oppure individui indecisi e codardi. In definitiva le donne gestiscono un potere immenso dal quale dipende se la nostra futura società sarà migliore o peggiore.

            Più che di superiorità però, a mio avviso, bisognerebbe parlare di specificità, ossia di qualcosa di connaturato, ossia di programmato dalla natura. Ma, allora, se la loro meravigliosa natura è questa perché mai stravolgerla, perché violentarla, perché trasformare le donne nella malriuscita parodia degli uomini?

Per esempio il caso delle donne soldato. Le donne sono nate, sono fatte per dare la vita non per toglierla. La violenza, la capacità di dare la morte appartiene, da sempre e purtroppo, agli uomini ed è sicuramente una dote negativa. Non che le donne non siano capaci di sparare, di guidare un camion o addirittura un aereo, così come un uomo può benissimo cucinare o cambiare i pannolini al proprio figlio. Ma si tratta, pur sempre, di forzature, di andare contro natura.
Non dimentichiamo mai che le eccellenze si realizzano nelle proprie specificità ossia quando si utilizzano, quando si esaltano al massimo le proprie doti naturali.
            La competizione tra uomini e donne è concettualmente sbagliata. Tra i due sessi deve prevalere la collaborazione, la complementarietà, la solidarietà. Se proprio non si può fare a meno della competizione ebbene che si crei il festival dei bambini più belli.

            Appello alle donne, specie a quelle più giovani: non andate dietro a miti falsi ed effimeri che vi umiliano e vi rendono simili a oggetti, non fatevi illudere dai venditori di fumo, costruite la vostra vita sulle solide fondamenta di una famiglia. Non siate egoiste, create voi stesse qualcosa di bello, trasferite la vostra bellezza ai vostri figli.
            Ricordate: un giorno la vostra bellezza sfiorirà ma un figlio vi sarà sempre grato per averlo messo al mondo.

 

            Salvo La Valle           


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Autovelox: multa nulla se non è segnalato il dispositivo di rilevamento elettronico


Lunedì 11 giugno 2007

La multa è nulla se gli automobilisti non sono informati circa l’ utilizzazione ed installazione dei dispositivi di rilevamento elettronico della velocità. (1)

(1) Sul divieto di utilizzare apparecchi che rilevino l’esistenza di strumenti di rilevamento della velocità, si veda Cassazione 12150/2007.


SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE

SEZIONE II CIVILE

Sentenza 31 maggio 2007, n. 12833

(Presidente Settimj – Relatore Atripaldi)

Svolgimento del processo

Il Ministero dell’Interno ha impugnato, nei confronti di I. A., con ricorso notificato il 5.1.06, la sentenza del Giudice di Pace di Lagonegro, depositata il 26.11.04, che aveva annullato il verbale di contestazione della violazione dell’art. 142/8 C.d.S. elevato dalla Pol. Strada.

Lamenta la violazione dell’art. 201 n. 1 bis lett. f) C.d.S. e art. 4 D.L. 121/02, dato che erroneamente il Giudice di Pace aveva ritenuto che la prescritta informazione agli automobilisti della presenza dell’autovelox fosse "condizione di legittimità dell’eventuale verbale di contestazione", senza considerare il carattere meramente organizzativo e precauzionale di detta norma, volto ad evitare che l’effetto "sorpresa", determini situazioni di pericolo per la circolazione.

L’intimato non resiste.

Attivata la procedura ex art. 375 c.p.c., il P.G. ha chiesto la trattazione del ricorso in P.U.

Motivi della decisione

Il ricorso è manifestamente infondato alla stregua dell’inequivoco disposto dell’art. 4 L. 168/02, secondo cui dell’utilizzazione ed installazione dei dispositivi di rilevamento elettronico della velocità deve esser data informazione agli automobilisti. Norma di carattere imperativo, che non consente all’interprete di disapplicarla in ragione di un’asserita, ma inespressa "ratio", che ne limiterebbe l’efficacia nell’ambito dei rapporti organizzativi interni alla p.a.; e la cui riscontrata inosservanza determina, come già rilevato dal Giudice di Pace, la nullità dell’opposto verbale, perché emesso in violazione di legge.

Il ricorso va, pertanto, rigettato.

L’omessa costituzione dell’intimato, esonera dalla liquidazione delle spese.


 

 

 

A COSA SERVE LO STATO?

 

            Può sembrare una domanda banale o retorica ma non lo è. Era il 1762 quando Jean Jacque Rousseau, uno dei fautori dell’Illuminismo e, quindi, un antesignano degli stati moderni, pubblicò “Le contrat social”. In esso l’autore sosteneva  che gli individui nascono liberi e che lo stato era una costruzione artificiosa  e innaturale ancorché necessaria. In poche parole alla base dei rapporti tra i cittadini e lo stato esisterebbe un vero e proprio “contratto sociale” in virtù del quale i cittadini accetterebbero una limitazione delle loro libertà individuali accettando anche di pagare le tasse mentre in cambio lo stato assicurerebbe loro talune garanzie di vitale importanza. Cerchiamo di focalizzare alcuni concetti base.
1) Lo Stato garantisce la difesa dei confini nazionali e lo fa con il mantenimento delle Forze Armate. Soltanto all’interno di confini sicuri, infatti, un popolo può vivere e prosperare al riparo da minacce e invasioni esterne.
2) Lo Stato garantisce l’ordine interno e questo avviene attraverso il mantenimento delle Forze dell’Ordine. In tal modo si impediscono i crimini e le sopraffazioni e si tutelano i cittadini onesti e i più deboli.
3) Lo Stato amministra la Giustizia. Attraverso l’apparato giudiziario lo Stato punisce coloro che hanno violato le leggi compromettendo così la civile e pacifica convivenza.
4) Lo Stato batte moneta. Solo con una moneta riconosciuta e accettata da tutti e che misuri con certezza il valore di beni e servizi si può assicurare lo sviluppo economico della nazione.
5) Lo Stato assicura il benessere e lo sviluppo dei propri cittadini. E ciò non solo in senso materiale ma anche, e soprattutto, in senso civico attraverso la tutela della lingua, della religione, delle tradizioni, ecc.
Fin qui i principi teorici.
Italia, 2012.
1) Lo stato usa le proprie forze armate per partecipare a missioni all’estero di dubbia utilità, di ancor più dubbia efficacia ma di sicura onerosità. Peggio, le utilizza non per contrastare ma per facilitare e agevolare gli sbarchi di decine di migliaia di immigrati clandestini.
2) Lo stato non tutela i cittadini onesti con efficaci misure di prevenzione del crimine ma opera solo “a posteriori” con blande misure repressive spesso vanificate da norme ipergarantiste per i delinquenti.
3) La giustizia è al collasso come dimostrano 9 milioni di processi pendenti, come dimostra il superaffollamento delle carceri (60.000 detenuti a fronte di 45.000 posti). E come si risolvono questi problemi? Non accelerando i processi, non costruendo nuove carceri, ma depenalizzando ossia rimettendo in libertà chi ha commesso reati.
4) Lo stato non batte più moneta avendo delegato a ciò l’Unione Europea con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
5) Lo stato italiano non assicura il benessere dei suoi cittadini. Infatti è incapace di portare avanti una seria e coordinata politica di lavori pubblici (scuole, ospedali, carceri, centrali nucleari, inceneritori, rigassificatori, ponte sullo stretto, alta velocità, ecc.). Non tutela adeguatamente la lingua, la religione, gli usi e i costumi nazionali, preferendo piuttosto tutelare quelli degli stranieri. E’ incapace di sviluppare una seria ed efficace politica familiare e demografica (incentivi alla natalità, sgravi fiscali, agevolazioni di vario tipo, ecc.) tollerando, anzi, compiacendosi degli incrementi degli stranieri ai quali è impaziente di concedere la cittadinanza.
Ma allora, in virtù di che cosa i cittadini italiani devono dare allo stato il 43% o più dei loro redditi? Non sarebbe il caso di abolire lo stato e fare ognuno da sé? Evidentemente no, perché ciò porterebbe all’anarchia, alla legge della giungla. E allora?
Allora bisogna pretendere che lo stato italiano faccia LO STATO e garantisca ai suoi cittadini (e non sudditi) la realizzazione concreta dei principi teorici prima esposti. Solo così facendo lo Stato può legittimamente pretendere che i cittadini compiano i loro doveri.
Salvo La Valle                                               
    

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A proposito di: DONNE

 

            Le femministe sostengono che le donne sono superiori agli uomini. E, in effetti, le donne riescono a fare una cosa che nessun uomo è mai riuscito a fare: i figli. Riuscire a trasformare due semplici, microscopiche cellule in un essere umano che nel tempo diventerà un uomo, magari uno statista o forse uno scienziato o un genio, è sicuramente una cosa eccezionale, una capacità positiva che ha qualcosa di miracoloso se non addirittura di divino. Tutti abbiamo visto le foto di una madre felice con il suo neonato dopo una lunga gestazione o magari dopo un parto travagliato. Quella felicità estatica è l’espressione più completa e superiore della femminilità. Un seno mostrato non per vanità, non sbattuto in faccia ai maschi per fini libidinosi o di seduzione, ma che finalmente si riappropria della sua meravigliosa funzione primigenia di nutrire la prole. La capacità che hanno le donne di procreare implica da parte nostra, ossia degli uomini, un debito di riconoscenza e di gratitudine senza limiti nei loro confronti.
 
Ma il ruolo delle donne non finisce qui. Esso continua con l’allevamento e con l’educazione dei figli fino all’età adulta. E’ questo un compito non importante ma fondamentale non solo per la famiglia ma per la società tutta. Dall’educazione impartita dipenderà infatti la formazione dei futuri uomini, da essa dipenderà se un giorno avremo uomini virili o “bamboccioni”,  uomini decisi e forti oppure individui indecisi e codardi. In definitiva le donne gestiscono un potere immenso dal quale dipende se la nostra futura società sarà migliore o peggiore.

            Più che di superiorità però, a mio avviso, bisognerebbe parlare di specificità, ossia di qualcosa di connaturato, ossia di programmato dalla natura. Ma, allora, se la loro meravigliosa natura è questa perché mai stravolgerla, perché violentarla, perché trasformare le donne nella malriuscita parodia degli uomini?

Per esempio il caso delle donne soldato. Le donne sono nate, sono fatte per dare la vita non per toglierla. La violenza, la capacità di dare la morte appartiene, da sempre e purtroppo, agli uomini ed è sicuramente una dote negativa. Non che le donne non siano capaci di sparare, di guidare un camion o addirittura un aereo, così come un uomo può benissimo cucinare o cambiare i pannolini al proprio figlio. Ma si tratta, pur sempre, di forzature, di andare contro natura.
Non dimentichiamo mai che le eccellenze si realizzano nelle proprie specificità ossia quando si utilizzano, quando si esaltano al massimo le proprie doti naturali.
            La competizione tra uomini e donne è concettualmente sbagliata. Tra i due sessi deve prevalere la collaborazione, la complementarietà, la solidarietà. Se proprio non si può fare a meno della competizione ebbene che si crei il festival dei bambini più belli.

            Appello alle donne, specie a quelle più giovani: non andate dietro a miti falsi ed effimeri che vi umiliano e vi rendono simili a oggetti, non fatevi illudere dai venditori di fumo, costruite la vostra vita sulle solide fondamenta di una famiglia. Non siate egoiste, create voi stesse qualcosa di bello, trasferite la vostra bellezza ai vostri figli.
            Ricordate: un giorno la vostra bellezza sfiorirà ma un figlio vi sarà sempre grato per averlo messo al mondo.

 

            Salvo La Valle                      

 

 

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CARO GIUSEPPE …..

            Qualche giorno fa mi hai sottoposto un tuo scritto chiedendomi un giudizio. Mi è stato sufficiente leggere duo o tre parole chiave per capire che si trattava di argomenti forti e, pertanto, il giudizio non poteva essere affrettato.
            Tu, infatti, nel tuo apparentemente semplice scritto parti dalla constatazione dei gravi problemi economici che attanagliano ormai un sempre maggior numero di famiglie italiane (e siciliane in particolare), sfiori l’essenza complessa della natura umana e concludi con l’eterno problema del rapporto con Dio.
            Per quel che riguarda le difficoltà economiche e sociali queste, ormai, sono sotto gli occhi di tutti e meritano la più grande attenzione da parte dei Pubblici Poteri e la massima solidarietà possibile tra tutti noi. E’ evidente che quando si hanno problemi di sopravvivenza l’uomo tende a reagire in due modi diametralmente opposti: o invoca la Divinità o impreca contro di essa. Tutti sappiamo che i bisogni primari di ogni uomo sono l’alimentazione, l’abbigliamento e avere un tetto sopra la testa.
            Ma, soddisfatti i primi, ecco che invariabilmente sempre, in qualsiasi epoca e a qualsiasi latitudine, si sviluppano gli altri desideri: il lusso, il piacere, il potere, mentre l’avidità domina sempre di più l’animo umano.
 Ma sappiamo bene che “Non di solo pane vive l’uomo”. E qui entra in gioco l’intima essenza dell’essere umano, un essere così complesso da venire considerato, giustamente, un vero e proprio universo, un inestricabile impasto di materia e di spirito, di bene e di male.
 Il grande filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, molto efficacemente, considerava l’uomo come un ponte sospeso tra l’Animalità e la Divinità, e ogni essere vivente occupa un proprio specifico posto, dando origine alla variegata, multiforme umanità. Ecco, pertanto, che i grandi criminali sono quelli che occupano i posti più in basso, quelli più vicini alla Bestia, mentre i grandi santi e asceti occupano i posti più in alto, quelli più vicini alla Divinità. Ma c’è di più. Lo stesso identico individuo, in particolari circostanze di tempo e di luogo, può essere capace allo stesso modo di compiere atti eroici o di compiere atti malvagi.
Ecco spiegato perché in tempi di ristrettezze economiche o di catastrofi esiste contemporaneamente  chi fa la carità e si prodiga per gli altri e chi, invece, specula sui bisogni o le disgrazie altrui perseguendo il proprio individuale tornaconto.
Ed eccoci al nodo cruciale: Chi è oggi l’uomo moderno? Anzi, Cosa è?
Semplice, l’evoluzione dell’”Homo sapiens” si chiama “Homo oeconomicus”, sempre più “oeconomicus” ossia materialista ed edonista e sempre meno “sapiens”. Chi se ne frega dell’ambiente, chi se ne frega del benessere collettivo, l’unico obiettivo è avere sempre di più, aumentare il profitto e incrementare i dividendi. Non è vero, forse,  che oggi l’uomo viene considerato per quello che ha e non per quello che è? E la componente etica o spirituale o religiosa? Superstizioni!
  Oggi siamo tutti, chi più chi meno, succubi di tanti bisogni fasulli creati artificiosamente dalle grandi multinazionali per le quali l’umanità non è composta da “uomini” ma da “consumatori”, e per le quali l’obiettivo primario non è il benessere complessivo dell’umanità ma quello particolare del massimo profitto.
Come spezzare questo circolo vizioso? La risposta non è né facile, né univoca, né esauribile in così breve spazio.
Tu dici “Tornare a Dio e ad una vita più semplice”. Potrebbe esser la soluzione per risolvere alcuni problemi, ma non certamente tutti. Indubbiamente uno stile di vita più sobrio, più essenzialista, ci libererebbe da tante piccole schiavitù di carattere materiale. La riscoperta del sacro, poi, ci aiuterebbe indubbiamente a dare il giusto peso a tutte le cose.
Secondo me ognuno di noi con il proprio comportamento può contribuire a che la società nella quale viviamo prenda una direzione piuttosto che un’altra. Al di là del convincimento religioso, che resta strettamente personale, un comportamento improntato alla onestà, alla rettitudine, al rispetto delle leggi e del bene comune, non può che incidere positivamente sulla vita di tutta la società.
Ti ringrazio per avermi dato l’occasione di scrivere questo articolo.

Salvo La Valle           

 

  

 

Stella Tiscornia e la sua poesia

(Poetessa Argentina)

INNO ALL'AMICIZIA

Dove sei Tonino, dove sei ?
Tu che amavi il mare il sole
e tutte le cose affascinanti della vita,
dove sei Tonino
Dove sei ?
Sei in un luogo bello, un giardino ?
Sei nel mezzo di un mare profondo ?
Sei nelle onde, con le sirene,
nel volo del gabbiano innamorato ?
Certamente sei il Nettuno
e forse io possa oggi vederti allegro
in groppa a un ippocampo.
Dove sei caro Tonino,
dove sei ????

Stai nel Colle delle Fontanelle,
nel piano di Sorrento,
nel golfo di Napoli,
nelle strade dell’estate napoletana?

Ho bisogno di un segno, di uno sguardo,
della tua occhiata innocente.
Del sorriso nelle tue labbra timide,
della tua carezza  senza toccare
nè benché il mio alito avvicinato.

Dove sei Tonino, dimmi dove sei !!!

Oggi sono trenta giorni senza di te
Trenta giorni senza il tuo respiro,
nè le tue parole che mi davano la forza
 e la pazienza che sempre mi chiedevi.
“Tutto si aggiusta Stella”,
 mi dicevi
“Tutto non sempre si aggiusta Tonino”,
 io ti dico
 Le tue frasi erano la semplice filosofia
 che avevi imparato della vita semplice.
 Per me eri tanto importante
 che né io stessa lo sapevo,
 ed oggi mi sento in colpa, amico mio.

Trenta giorni che te ne sei andato,
perseguendo quella “Forza del Destino”
quella forza che sempre nominavi,
quella de Verdi e la tua e la mia.
Dove sei carissimo amico mio
 Dove sei carissimo Tonino !!!

Ti chiamo, ti ordino, ritorna,
 Perché mi hai lasciato sperduta ?

Amavi i fiori tanto tanto...
che la tua tomba deve essere un giardino.
Voglio capire la vita senza logica
che mi priva della tua compagnia
 Dove sei  mio carino Tonino ?

Sai ? io sono sempre accanto a te
e sarà sempre così la mia solitudine,
sarà come una sonora campana
dell’annuncio oggi, del ricordo tuo,
e la tua presenza ieri, nella mia vita.
Ma no, non sarà di gelido freddo,
né il tuo corpo perso per sempre.
Sarai il fuoco, il caldo dell’estate,
sempre il mio eterno compagnone
delle sere, delle notti e del mattino

Come voglio essere una Madonna
a metterti insieme al Dio divino,
con l’anima  tanto chiara come la tua
ed un cuore così tenero come il tuo.

Eri nato a Sant’Agnello, paesino
che ci porta il suo nome per il tuo
Tu sei un agnello del buon Dio
che sei venuto al mondo come prova
della sua somiglianza più umana.   

Scusami, non ti ho dato tutto di me
Scusami, non sapevo che fosse così,
Ero sicura che la prima partenza
sarebbe stata la mia
e non il tuo presto volo.
Ero sicura che la mia debolezza
Era come un ala fioca di uccello
di fronte alla tua grande fortezza.

Sono quella piccola stella
che cade sul mare di casa tua
Ti ricordi quel giorno amico mio ?
“Pensa un desiderio” mi pregavi
Avevi visto cadere una stella
“Esprimi un desiderio”, ti prego,
adesso che con te
 ch’è salito un angelo al cielo.
 
Sono qua, a Buenos Aires e tu sei dove ?
Dove sei carissimo amico ?
Dove sei mi domando e ti domando
E domando alla morte maledetta
E domando al tuo saggio Dio
E domando alla vita ingrata
E domando, e nessuno mi risponde.
 Dove sei carissimo Tonino !!!
         Ti supplico, dove sei ?
  Uccide me la tua mancanza

Stella Tiscornia*

        *Tonino, a un mese dalla tua partenza.
                           3 Agosto -2007
 

 

 


 

 

                                                                                                 
                                                                                    

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